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IL PERCHE' DELLA DEDICA

 

Quando il 19 Febbraio 2012 i nostri due Marò Salvatore Girone e Massimiliano Latorre furono arrestati dalla Polizia indiana con l’assurda accusa di aver ucciso due pescatori, scambiandoli per pirati, io avevo già scritto un certo numero di libri.

Di questi libri, romanzi di azione, erano e sono protagonisti due operativi di una rinomata Agenzia di Servizi Segreti americani; agenzia naturalmente inventata, come inventati sono tutti i personaggi e le imprese che compiono in giro per il mondo.

Eppure fra questi due personaggi di fantasia, James e Steve, e i nostri due Marò, Salvatore e Massimiliano, (mi perdonino se li chiamo così, semplicemente per nome, ma in questi tre anni di partecipazione alla loro sofferenza mi sono diventati familiari) mi balzarono subito agli occhi degli evidenti parallelismi.

Prima di tutto il fatto che fossero due militari in missione a subire insieme questa incredibile ingiustizia; poi l’amicizia che li univa e li unisce nel lavoro e nella vita, nel bene e nel male.

Valore infatti fondamentale nei miei romanzi è il rapporto di profonda amicizia che lega i miei protagonisti e che li accomuna, li sostiene e li conforta in ogni situazione in cui si vengono a trovare, sia essa gioiosa o triste, esaltante o disperata.

Questo legame è ancora più evidente nei libri che io chiamo “della sofferenza”, nei quali James e Steve devono superare dei momenti particolarmente dolorosi, umilianti, pericolosi; in queste circostanze è proprio il vincolo di amicizia, che li unisce, a dar loro la forza di tirare avanti, di non abbattersi di fronte all’avversità della sorte, di attraversare insieme l’oscurità per riemergere, sempre insieme, alla luce.

E mi pare che anche per Massimiliano e Salvatore, come essi stessi hanno dichiarato, l’amicizia è stata ed è, in questa triste vicenda, un riferimento sostanziale.

Poi c’è lo “spirito di Corpo”, che fa sì che James, Steve e i loro colleghi siano soprattutto dei compagni per i quali si è pronti a dare tutto, anche la vita, se necessario; e credo fermamente che tutti i ragazzi del glorioso Battaglione San Marco siano animati da questo stesso intendimento.

Infine ci sono i principi fondamentali, a cui i miei protagonisti non vengono mai meno: il Dovere, l’Onore, la Lealtà, il Sacrificio; mi sembra che i nostri Marò abbiano dimostrato ampiamente di sapersi riferire a essi senza cedimenti di sorta.

Ultima, ma non meno importante, la Dignità con cui si devono saper affrontare le difficoltà, le sofferenze e le umiliazioni e che Massimiliano e Salvatore posseggono in maniera eclatante.

Spero che non si offendano se li paragono a dei personaggi di fantasia; per scusarmi vorrei riuscire a far capire che io considero James, Steve, e tutti i loro compagni e amici, delle persone reali: quando ne descrivo le azioni, i sentimenti, le pene, io le vivo intensamente con loro, dentro al mio cuore.

E confesso che allo stesso modo ho vissuto e vivo con i nostri Marò e con le loro famiglie l’angoscia di un’accusa ingiusta e di una ingiusta carcerazione.

Per tutti questi motivi decisi fin dall’inizio, che se un giorno i miei libri, quelli già scritti e quelli che avrei scritto in futuro, fossero stati pubblicati, le uniche persone a cui avrei voluto dedicarli, sarebbero stati questi due ragazzi di cui tutti noi dobbiamo andare fieri.

Ho mantenuto fede al mio impegno: il mio primo libro pubblicato: “La morte non la puoi ingannare” l’ho dedicato a loro e lo stesso è stato per tutti quelli che ho già pubblicato, e lo sarà per quelli che, spero, avrò la gioia di poter ancora pubblicare.

Grazie, Massimiliano e Salvatore, avete risvegliato in noi l’orgoglio di essere Italiani.

 

 

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