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UNA PAGINA DAL LIBRO CHE STO SCRIVENDO......

 

Mi è stato chiesto cosa sto scrivendo in questo momento; in realtà ho finito appena il secondo capitolo e non so nemmeno come si chiamerà questo nuovo libro, ma gli amici sono curiosi e voglio accontentarli. Questa è un estratto del primo capitolo, da qui si può capire qualcosina:

 

.......sentii dei passi avvicinarsi.

“Eccoli” pensai “mi vengono a prendere; è arrivata la fine”.

La porta si aprì nuovamente; erano in due.

Mi ordinarono di alzarmi, poi mi afferrarono ciascuno per un braccio e mi portarono fuori dicendo:

“Andiamo, Americano, muoviti, il boia ti sta aspettando”.

Rifacemmo lo stesso percorso di un paio di ore prima, solo che questa volta la fermata fu ai piedi della forca.

Alzai gli occhi e vidi che la corda penzolava e accanto a essa c'era un uomo alto e massiccio, vestito secondo il costume tradizionale arabo, con il volto quasi completamente coperto e con le braccia conserte.

I due poliziotti mi scortarono su per la scala fino in cima e mi consegnarono a lui che, senza dire una parola e senza rivolgermi nemmeno uno sguardo, mi prese per un braccio, mi trascinò sopra la botola e mi posizionò proprio al suo centro.

L'unica cosa che pensai, alla vista e al contatto della sua mano, fu che doveva essere giovane, più o meno della mia età e che aveva una stretta d'acciaio; in fondo era normale, io ero ormai rassegnato al mio destino, ma avrebbe potuto trovarsi di fronte, e chissà quante volte gli era capitato, un disperato che si sarebbe dibattuto fino all’ultimo nell’assurdo tentativo di salvarsi, e lui doveva essere in grado di portare egualmente a termine l’esecuzione.

Mi guardai intorno, vidi che gli addetti alla stazione di polizia erano tutti schierati ai piedi del patibolo per godersi lo spettacolo; uno di loro, armato di una macchina fotografica digitale, mi scattò una foto: per il suo album dei ricordi? O più probabilmente per i media che l'avrebbero mostrata alla TV, pubblicata sui giornali e magari anche pagata molto bene.

Oramai lassù eravamo rimasti solo noi due, uno accanto all'altro, il condannato e il carnefice; lo osservai, potei distinguere la pelle ambrata della fronte, di una parte del naso e delle mani, ma non i suoi occhi, che teneva sempre bassi: evidentemente preferiva mantenere con me un distacco puramente “professionale”.

In silenzio tolse dalla cintura un pezzo di corda che vi era appesa, mi afferrò le braccia, me le portò dietro la schiena e mi legò le mani (altra foto); in realtà non strinse molto, ma del resto che importanza aveva? Non avrei certamente potuto scappare né reagire in un qualche modo.

I suoi gesti erano decisi, però senza crudeltà: d’altronde era solo un lavoro e io ero solo uno dei tanti “clienti”, di sicuro non conosceva né il mio nome, né il perché stava per togliermi la vita; cosa contava per lui quello che provavo e quello che avrebbero provato le persone che mi amavano e che mi avrebbero pianto?

“Basta, James!” Mi dissi “sei patetico e non è da te, stringi i denti e comportati da uomo”.

Mi feci forza, dovevo affrontare la morte con il coraggio e con la dignità con cui ero sempre vissuto.

Il boia si chinò, prese da una sacca una benda nera e fece l'atto di mettermela intorno agli occhi; la rifiutai.

“Voglio morire guardando il cielo” gli dissi in arabo.

Lui annuì e la ripose, quindi si mise alle mie spalle e mi passò intorno alla testa il cappio (altra foto). Ecco, era arrivato il momento, ancora pochi attimi e sarebbe finito tutto; strinsi i pugni fino a farmi penetrare le unghie nella carne, feci un lungo respiro, poi rivolsi un pensiero a mia moglie Julie, ai miei figli Alain e Steve jr., a mio “fratello” Steve, e pregai Dio che desse loro sostegno e conforto.

Pensai anche a mio padre e ai miei compagni che mi avevano preceduto; la certezza che fossero lì, accanto a me, pronti ad accogliermi per l'eternità nel loro esercito, mi diede ulteriore forza, sì, ora ero padrone di me, ora potevo morire sereno.

Mi accorsi che il mio carnefice era uno esperto, che ci sapeva fare, infatti stava sistemando il nodo in modo tale che, quando la botola si fosse spalancata e io fossi precipitato giù, il collo mi si sarebbe spezzato di netto: una morte molto rapida, per fortuna...e poi l'ultima foto del mio cadavere penzolante......

 

 

Non posso dire altro, spero che desideriate sapere cosa accadrà!

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